IL DISTACCO – DESINCARNAZIONE

 

Chi ha paura della morte?

IL DISTACCO – DESINCARNAZIONE

L’espressione “distacco” definisce bene il processo di disincarnazione. Affinché lo spirito si liberi, deve essere sganciato dal corpo fisico, in quanto rimane unito ad esso da dei cordoni fluidici che sostengono la nostra comunione con la materia.

Osservate la necessità di specializzazione, come occorre per qualsiasi attività umana, in quanto ci sono tecnici che si avvicinano al disincarnante, aiutando la sua liberazione attraverso dei sistemi magnetici. Sono esclusi da questo aiuto solo gli individui molto evoluti e con un grande Sviluppo mentale e spirituale. Questo significa che potremo sempre contare su un aiuto specializzato nella grande transizione, così come sulla presenza di amici e di familiari che ci hanno preceduto.

Naturalmente, l’aiuto maggiore o minore dato dal mondo Spirituale, sarà subordinato ai meriti del disincarnante: se virtuoso e degno meriterà un’attenzione speciale e, non appena la disincarnazione sarà conclusa, verrà condotto alle istituzioni assistenziali, che favoriranno il suo riadattamento alla Vita Spirituale. Coloro i quali si sono compromessi con il vizio e il crimine, indifferenti alla disciplina e al discernimento, saranno slegati al momento opportuno, verranno affidati alla propria sorte, e stazioneranno per un tempo indeterminato nell’Umbral, una fascia scura che circonda la Terra, formata dalle vibrazioni mentali di una moltitudine di Spiriti incarnati e disincarnati, ancora dominati da impulsi primitivi.

La tradizione religiosa ha proclamato l’Estrema Unzione, dove un officiante, attraverso riti e preghiere, promuove il pentimento del moribondo di fronte ai propri peccati; essa è preceduta sempre, se possibile, dalla confessione, garantendogli così, un felice ingresso nell’Aldilà.

Tuttavia, la realtà presentata dalla Dottrina Spiritista è ben diversa. Formule verbali e ritualistiche non hanno alcuna ripercussione sui domini della Morte. Lo stesso succede con il pentimento formale, che riflette molto più il timore delle sanzioni d’oltretomba che la consapevolezza della propria povertà spirituale.

Lo figlio prodigo, nell’indimenticabile parabola di Gesù, rimane distante dal comfort della casa paterna in un’angosciante situazione, fino a quando "tornato in sé" riconosce di vivere miseramente, soffrendo privazioni che non esistevano neppure per i servi più umili della casa paterna. Si dispone così ad intraprendere una lunga giornata di ritorno. Per sua sorpresa, viene accolto dal padre con immenso giubilo.

Figli di Dio, creati a Sua immagine e somiglianza, siamo dotati delle Sue potenzialità creatrici, destinate al Bene, a meno che non ci si comprometta con il Male. Se ciò avviene, ci candideremo a trascorrere dei lunghi periodi in regioni di sofferenza nell’oltretomba fino a che, come il figliol prodigo, riconosceremo la nostra miseria morale e sinceramente pentiti, ritorneremo sulle parole del Signore, iniziando la laboriosa giornata di rinnovamento.

La disincarnazione, il modo con cui lo Spirito lascia il Corpo insieme al suo rivestimento perispiritico, è inaccessibile alla scienza terrena, nell’attuale fase evolutiva in cui si trova. Tale processo, infatti, serve per entrare nella dimensione spirituale; nessuno strumento scientifico, anche se molto sofisticato, è ancora riuscito a decifrarlo.

Rimaniamo, pertanto, limitati alle informazioni dateci dagli Spiriti, mentre essi si scontrano con le difficoltà delle nostre limitazioni (come spiegare il funzionamento del sistema endocrino ad un bambino) e l’assenza di similitudini (elementi di comparazione fra i fenomeni biologici e i fenomeni spirituali).

Senza voler entrare in dettagli tecnici, si potrebbe dire che la disincarnazione comincia dalle estremità e va completandosi mano a mano che vengono staccati i cordoni fluidici che legano lo Spirito al corpo.

Si sa che il moribondo presenta mani e piedi freddi, un fenomeno circolatorio dovuto al cuore indebolito che non riesce a pompare sangue adeguatamente. Ma è anche un fenomeno di distacco. Mano a mano che procede, le aree corrispondenti smettono di ricevere l’energia vitale emanata dallo spirito e sostenuta dall’organizzazione fisica.

Nel compimento di questo processo, quando viene sciolto il cordone fluidico che lega lo spirito al corpo, all’altezza del cuore, esso perde il sostegno perispiritico e smette di funzionare. Cessa allora la circolazione sanguigna e la morte subentra in pochi minuti.

La Medicina dispone oggi di ampi strumenti per rianimare il paziente quando il cuore entra in collasso. Quando questi strumenti vengono applicati immediatamente prima che le cellule cerebrali si degenerino per mancata ossigenazione, attraverso il massaggio cardiaco, lo shock elettrico e l’iniezione intracardiaca di adrenalina salvano migliaia di vite.

Tali soccorsi sono efficaci quando si tratta di un semplice problema funzionale come l’infarto, uno strangolamento nell’irrigazione sanguigna in una determinata area del cuore a causa di un trombo o di un restringimento di un’arteria. L’infarto può provocare la disincarnazione, ma non sempre significa che è sopraggiunta l’ora della Morte, tant’è vero che sono frequenti i casi in cui l’assistenza medica recupera il paziente.

Se l’arresto cardiaco sarà determinato dal distacco del cordone fluidico, nessun medico, per quanto abile sia, e nessun mezzo della Medicina seppur efficace, effettuerà il prodigio di rianimarlo ed il processo resterà irreversibile.

Richard Simonetti

 

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